Referendum e il concetto di democrazia
IL CAVALIERE INESISTENTE
Mettiamoci d’accordo su cosa intendiamo per “democrazia”. Ho preso, per l’occasione, la definizione on line dell’enciclopedia Treccani: “Forma di governo che si basa sulla sovranità popolare e garantisce a ogni cittadino la partecipazione in piena uguaglianza all’esercizio del potere pubblico”. Ecco, la parola chiave secondo me è “garantisce”. Ogni cittadino ha il diritto, appunto garantito dalla legge, di partecipare all’esercizio del potere politico, eleggendo i suoi rappresentanti a livello locale e nazionale. E partecipando allo strumento dei referendum. La mia idea è chiara: ha diritto di lamentarsi solo chi ci prova. Tradotto: vai a votare, poi se le cose non vanno bene, allora potrai dire: “Piove, Governo ladro”. Diverso però è il discorso che si sta facendo in Italia. Da una parte, ci sono politici illustri che dichiarano apertamente che non andranno a votare, esercitando una chiara influenza nei confronti di milioni di cittadini che seguono idee e dettami di quelle fazioni ideologiche. Dall’altra parte, però, accade tutto il contrario: non c’è un invito spontaneo ad andare a votare. Si vuole obbligare la gente. Ecco un’altra parola chiave: obbligo. Alcune parti di Paese credono che per fare andare bene le cose bisogna obbligare i cittadini a tenere determinati comportamenti. E sono convinte che il suo pensiero sia l’unico, quello giusto, e che per seguirlo si possano attuare tutte le politiche possibili. Un esempio: guardate Milano, dove la battaglia ambientale, pur giusta da un punto di vista teorico, passa dai divieti delle aree B e C. Insomma: si può imporre la democrazia? Oppure i cittadini hanno la libertà di scegliere e quindi anche di sbagliare?