Anche a Sesto niente quorum referendario Ma bisogna insistere per far votare la gente
Come ampiamente prevedibile anche a Sesto San Giovanni il quorum per i cinque referendum non è stato raggiunto. La magra consolazione, se vogliamo provare a cercarne una, è che comunque la percentuale è stata più alta rispetto al dato nazionale dove ci si era fermati al 30.6%. Da noi, invece, ha raggiunto il 38.38%, ben otto punti in più che però non possono essere visti come un buon risultato. Ora però partiamo dall’esito per poi soffermarci su una breve riflessione relativa alla scarsa affluenza.
Il primo quesito, quello relativo al reintegro dai licenziamenti illegittimi, ha visto il “sì” ottenere l’89,66%; il secondo, quello sui licenziamenti e sul limite di indennità, ha raggiunto l’88,48% di “sì”; il terzo, per la tutela dei contratti a termine, ha ottenuto 89,83% “sì”; il quarto, che riguardava la responsabilità degli infortuni sul lavoro, ha visto l’88,69% esprimersi per il “sì”. Infine il quinto quesito, quello relativo alla cittadinanza italiana per gli stranieri, ha avuto il 65,66% di “sì” e il 34,34% di “no”. La lettura che il centrodestra ha dato su quest’ultimo risultato è stato: “Anche chi vota a sinistra non vuole dare la cittadinanza agli stranieri”. In realtà si potrebbe controbattere, dato che è impossibile sapere chi si è recato alle urne, con un altrettanto banale: “Anche a destra hanno votato sì ai primi quattro quesiti”.
Ma così non se ne esce più, perché la verità è una sola: i referendum sono stati strumentalizzati da tutte le parti in gioco, invece di rispettare il loro vero e più alto significato, che è quello di permettere alla gente di usufruire dell’unica possibilità diretta per decidere l’andamento di qualcosa. Purtroppo così non è stato, i partiti li hanno usati per i loro scopi e la gente c’è cascata in pieno, seguendo le indicazioni delle forze politiche invece di ragionare con la propria testa. Perché se non andare a votare è legittimo, è pur vero che si perde la possibilità di esercitare un diritto e questa è sempre e comunque una sconfitta, da qualunque parte la si osservi.
E ora proviamo, ancora una volta, a provare a capire il motivo della scarsa affluenza. Le analisi possono essere mille, ma partiamo da un dato incontrovertibile: l’indifferenza delle persone verso i referendum e la non disponibilità di perdere 20 minuti della propria vita. Non a caso nei Comuni in cui si votava il sindaco anche la percentuale referendaria è risultata più elevata. Un esempio è la vicina Cernusco sul Naviglio dove il quorum, seppure di poco, è stato superato (50,64%). Significa che la gente recatasi al seggio per le amministrative, una volta che si trovava già lì ha deciso di esprimersi anche sui referendum.
A Sesto San Giovanni mancano due anni alle prossime amministrative e dovrebbe essere un obbligo morale da parte di tutti i partiti iniziare fin da ora una campagna incentrata sullo spronare la gente a esporsi e non a delegare sempre agli altri, magari con la peggiore delle scuse: “Intanto non cambia niente, intanto sono tutti uguali”. Cazzate. In politica, per fortuna, c’è anche gente che si impegna e crede davvero di voler migliorare le cose. Questa deve essere la chiave: convincere la gente che votare è importante e che lo è ancora di più ascoltando i candidati per comprendere chi ha davvero a cuore Sesto San Giovanni e chi all’ultima ora decide di “provarci”, che magari gli va bene, si trova una poltroncina e pensa di potersi cullare in qualche microprivilegio.