Eugenio Curiel, il fisico che chiamò a raccolta i giovani resistenti
di “La Prof”
Eugenio Colorni e David Maria Turoldo. Sono due tra i nomi che incrociano la vita del partigiano “Giorgio Intelvi”, al secolo Eugenio Curiel, nato nel 1912 a Trieste da una famiglia ebrea di condizione economica agiata. Gli studi di questo brillante futuro accademico ricordato nella toponomastica cittadina, che lo porteranno a essere conosciuto non solo per l’impegno antifascista e resistenziale, si snodano tra Firenze (dove risiede uno zio; vi torna dove una breve esperienza a Milano presso il Politecnico) e Padova, dove conclude con la laurea il percorso in Fisica, avviato in Toscana, con il massimo dei voti e la lode a soli 21 anni.
Da un avvicinamento alla filosofia nasce l’approdo di Curiel alle istanze del marxismo, verso il quale, comunque, mantiene un atteggiamento riflessivo e critico. Risalgono invece al 1936 i primi contatti con il Centro estero del Partito a Parigi, mentre, a un anno più tardi, l’impegno con il giornale dell’università del capoluogo veneto “Il Bò”, per cui è responsabile della pagina sindacale. Già assistente del professor Laura e quindi professore ordinario, Curiel subisce gli effetti delle leggi razziali del 1938 che lo privano della cattedra; lascia quindi la Città del Santo per spostarsi a Milano.
Nel capoluogo lombardo si mette in contatto con il Centro interno socialista, lavorando per un biennio alla sua elaborazione e alle sue attività. Si ascrive proprio a questa fase la frequentazione con il già citato Eugenio Colorni, che condividerà con il cattedratico triestino anche il confino sull’isola di Ventotene. Nel giugno del 1939, infatti, Curiel è arrestato da agenti dell’OVRA e incarcerato per qualche mese a San Vittore prima di prendere la via dell’arcipelago ponziano. Mentre il milanese Colorni lascia Ventotene nel 1941 per essere trasferito a Melfi, da cui poi riesce a fuggire, il suo omonimo giuliano, condannato a cinque anni, è liberato dal governo Badoglio, a seguito della caduta del Fascismo, nell’agosto del 1943.
Ritornato inizialmente in Veneto, è però a Milano che si dispiega il suo contributo alla Causa. Direttore dell’Unità clandestina e della rivista comunista “La nostra lotta”, il fisico si rende promotore di un’organizzazione unitaria rivolta ai giovani: il “Fronte della gioventù per l’indipendenza nazionale e per la libertà”. La riunione costitutiva del nuovo gruppo è ospitata presso il Convento dei frati Servi di Maria, potendo contare sull’apporto fondamentale di due religiosi come Camillo De Piaz e il già nominato David Maria Turoldo, a cui Sesto San Giovanni ha dedicato lo spazio verde attrezzato alle spalle del Comune che guarda alle vie Modena e Giardini.
Eugenio Curiel muore sotto il piombo repubblichino (essenziale la figura di un delatore) il 24 febbraio 1945 in piazzale Baracca mentre sta andando a un appuntamento. Il fisico triestino non ha ancora compiuto trentatré anni; soprattutto mancano due mesi esatti alla Liberazione, che nel capoluogo lombardo, è importante ricordarlo, si avvia una giornata prima.