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    Editoriale di Paolo Vino

    RedazioneBy RedazioneNovembre 25, 2024Updated:Novembre 25, 2024Nessun commento3 Mins Read
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    Un primo partito se poi non governa a cosa serve?

    I risultati delle recenti elezioni regionali in Liguria permettono di trarre spunti decisamente interessanti. Partiamo dal fatto che a governare la Regione sarà ancora il centrodestra. Marco Bucci ha ottenuto il 48,77% mentre il suo avversario del centrosinistra Andrea Orlando si è fermato al 47,36. A quanto pare, quindi, l’interregno di Giovanni Toti non è bastato a convincere i liguri a cambiare direzione, ma hanno voluto continuare a dare fiducia a quella coalizione. Un’altra riflessione che si impone è quella che Bucci, sindaco di Genova, ha fatto il pieno nella provincia di Imperia con il 60,1%, ma ha ottenuto il peggior risultato proprio nella provincia genovese (49,1%), cioè dove in teoria lo conoscono meglio. La cosa appare quantomeno singolare, bisogna ammetterlo. Messe da parte le riflessioni sui candidati, passiamo a quelle sui partiti.

    A livello di singole liste il Pd è risultato il primo partito per distacco. I democratici hanno, infatti, ottenuto un prestigioso 28.5% e al secondo posto si è piazzato Fratelli d’Italia con il 15.1%. Un differenza di 13,5 punti che nono sono bazzecole. Il terzo partito è risultata la lista Bucci presidente con il 9.5%, che se fingiamo fossero tutti voti di FdI avvicinavano i due partiti ma comunque non gli permettevano di scavalcare il Pd. La Lega ha ottenuto l’8.5%, Forza Italia l’8%, Alleanza Verdi Sinistra il 6,2% e via via gli altri con il M5S di Conte attestatosi sul 4.6%.

    I vertici del Pd hanno letto questo risultato come un segnale positivo. I liguri credono nel partito di Elly Schlein, è vero, ma se andiamo a stringere cosa resta? Che il maggior partito regionale se ne sta all’opposizione. A questo punto si apre una riflessione che può interessare anche la nostra Sesto San Giovanni e che è lapalissiana: senza un accordo di coalizione il Pd non va da nessuna parte. E questo vale eccome anche per la nostra città. Tra due anni e mezzo si voterà per il nuovo sindaco e anche se manca parecchio tempo lo scenario che si preannuncia è chiaro e di difficile cambiamento. Il centrosinistra se vuole sovvertire il trend delle ultime due amministrative ha una sola strada da percorrere: quella di costruire un’alternativa solida e unita. Eventuali veti nei confronti di nomi o liste saranno tutti assist a questo centrodestra che per quanto unito non lo sia (e lo stiamo vedendo proprio in questi giorni con Forza Italia che sottrae consiglieri comunali e assessori a Di Stefano e il sindaco che risponde allontanando dalla giunta un esponente e non assegnando a nessuno la carica di suo vice) andrà sicuramente compatto al voto. Ci riflettano attentamente in casa Pd e non si arrocchino intorno al fatto che la gente è tornata a dargli fiducia. Serve un programma condiviso e credibile, servono persone che conoscano il territorio e che lo abbiano a cuore, serve la volontà di governare per il bene di sestesi e non specchiarsi dentro lo specchio di una percentuale che sorride, ma che non ha alcun valore.

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