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    Cronaca sestese

    Condannato a 16 anni per omicidio Due anni dopo, come sta Sesto?

    RedazioneBy RedazioneLuglio 5, 2025Nessun commento4 Mins Read
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    Condannato a 16 anni per omicidio Due anni dopo, come sta Sesto?

     

    La nostra città ha seri problemi di sicurezza che non si risolvono con le frasi slogan “Nessuna tolleranza per chi delinque”

     

    Nei giorni scorsi è arrivata la sentenza di primo grado: condanna a 16 anni con l’accusa di tentato omicidio, lesioni personali e porto illegale di armi per il 32enne Hamza Haddaji, con tre anni di liberà vigilata una volta che la pena sarà espiata. Il marocchino nella serata del 23 ottobre 2023 prese parte a un agguato in via Pisa tra bande in cui perse la vita Youssef Saadani, 27enne connazionale, ma considerato un “nemico” nel giro dello spaccio di sostanze stupefacenti. Quella sera si consumò uno scontro violentissimo con calci, pugni, mazze da baseball e perfino un fucile, l’arma che decretò la morte di Saadani con un colpo alla gola. Per questo delitto altre tre persone andranno a giudizio e tre sono ancora ricercate. Hamza Haddaji.

    Per la sua inaudita violenza l’episodio sconvolse la comunità sestese, inutile negarlo. Un regolamento di conti in piena regola terminato con un colpo di fucile alla gola e una persona rimasta priva di vita a terra non possono lasciare indifferenti. La questione però ora è un’altra: a distanza di un anno e mezzo, se si esclude che fortunatamente non si è registrato più alcun morto, la situazione è rimasta quasi inalterata. Sul versante della sicurezza Sesto San Giovanni è una città che ha problemi, esattamente come altre realtà a noi limitrofe, e il volerlo negare a tutti i costi non ha alcun senso.

    Nelle periferie episodi di microcriminalità avvengono eccome, e nemmeno troppo raramente. Ma anche il centralissimo Rondò, per fare un esempio, la sera non è certo il posto più sicuro del mondo. Ribadiamo: pensare a una città priva di reati è pura utopia, ma il compito di un’amministrazione seria non è quello di fingere che si vive nell’oasi felice, ma lavorare per ridurre il senso del pericolo. E farlo possibilmente in silenzio, perché non è con gli slogan che Sesto diventa più sicura. Compiere qualche pattuglione qua e là per denunciare un paio di persone va bene, per carità. Se al nostro sindaco piace tanto mettere in mostra questo microrisultati faccia pure, ma anche basta con l’immediato messaggio trito e ritrito che all’indomani scrive sui social: “A Sesto nessuna tolleranza per chi delinque”. Ma che vuol dire? Che A Bresso, Cinisello, Cologno o Milano i delinquenti sono i benvenuti? È ora di piantarla con l’utilizzo di una frasetta che racchiude la fiera della banalità per convincere i sestesi di vivere nel luogo più bello e sicuro del mondo.

    E, già che ci siamo, chiediamo al sindaco anche di piantarla di spendere tempo sui social per commentare cosa succede a Milano, a Bolzano o in qualunque altro punto della nostra Italia ogni qualvolta uno straniero compie un reato (a proposito, ma come mai sui suoi social non si trova una riga di ferma condanna ai troppi femminicidi di matrice italiana a cui purtroppo assistiamo? Non porta voti, attaccare chi ha il passaporto del nostro suolo?). Resti concentrato sul punto per cui è stato votato: guidare Sesto e farlo spendendo ogni sua energia e non sprecarle a preoccuparsi delle amministrazioni cattivone di sinistra.

    La sicurezza è una cosa seria e non un qualcosa da utilizzare per parlare alla pancia della gente. I luoghi comuni oramai si sprecano ed è ora di metterli in un angolo per compiere una seria analisi di cosa succede a Sesto, quali sono le zone a “maggior rischio” e come adoperarsi per migliorare la situazione. Ribadiamo: non risolverla in toto perché questo non sarà mai possibile, ma iniziare a guardare con attenzione le storture presenti. Due esempi: Sesto è illuminata a dovere? La chiusura continua dei negozi favorisce o no il proliferare di aree abbandonate a sé stesse? Ecco, partiamo dalle cose più elementari, non ci vuole poi molto.

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