Uso improprio del gonfalone, Vino scrive al Prefetto
Il segretario politico della lista civica Giovani Sestesi e di Lista popolare X Sesto, Paolo Vino, prende carta e penna e scrivere al Prefetto di Milano Claudio Sgaraglia. Il motivo del suo gesto, decisamente eclatante, è presto detto: l’uso del gonfalone del Comune di Sesto San Giovanni per fini di propaganda politica da parte del sindaco. A suo dire, Roberto Di Stefano lancia continui messaggi politici alla città, cosa che considera legittima, ma lo fa sempre con dei video girati nel suo ufficio municipale, ben attento a far vedere alle sue spalle il simbolo per eccellenza della città, che appartiene a tutti e non a una singola forza politica. E per avvalorare la sua tesi, correda la missiva inviata in prefettura con una serie di fermo immagini che dimostrano quanto asserisce.
La sua segnalazione parte da un presupposto: anche il sindaco può fare dichiarazioni politiche al di fuori del suo ruolo istituzionale, ma non può strumentalizzare un qualcosa che rappresenta tutti i sestesi, anche chi non la pensa come lui, come il gonfalone o altri simboli apartitici.
Nella lettera questo il passaggio chiave di Paolo Vino: “Pur riconoscendo il diritto di ogni amministratore a esprimere e sostenere le proprie idee politiche, ritengo che ciò debba avvenire senza coinvolgere simboli che rappresentano l’intera comunità cittadina, indipendentemente dalle diverse posizioni politiche dei suoi abitanti. L’uso del gonfalone comunale in contesti che non siano strettamente istituzionali può infatti risultare fuorviante e inopportuno, trasmettendo l’idea che l’intera cittadinanza sostenga determinate posizioni politiche”.
E al termine di questa premessa chiede che la prefettura possa valutarne la correttezza di questo comportamento. Qualora se ne riscontrasse l’assenza, auspica un intervento del Prefetto al fine di “garantire che i simboli istituzionali del Comune di Sesto San Giovanni vengano utilizzati esclusivamente nel rispetto della loro funzione rappresentativa e super partes”.
Insomma per Vino siamo davanti a un atteggiamento del sindaco volutamente studiato a tavolino che porta a ingannare i suoi concittadini. Il modo in cui viene inquadrato lo stendardo in effetti può destare sospetti, dato che spesso Di Stefano non è ben centrato nelle immagini proprio per permettere una migliore visione del vessillo. Se così fosse, e spetterà al prefetto stabilirlo, sarebbe davvero una caduta di stile da parte del primo cittadino che comunque, per dimostrare la sua assoluta buonafede, senza bisogno che arrivi una richiesta ufficiale potrebbe semplicemente smettere di girare video nel suo ufficio di piazza della Resistenza.